LA PRIMA PREDICA DI GESÚ

[IL VANGELO DI TUTTO L'ANNO] FERIA PROPRIA DEL 7 GENNAIO 3

Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa:
«Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,
sulla via del mare, oltre il Giordano,
Galilea delle genti!
Il popolo che abitava nelle tenebre
vide una grande luce,
per quelli che abitavano in regione e ombra di morte
una luce è sorta».
Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».
Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo. La sua fama si diffuse per tutta la Siria e conducevano a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici; ed egli li guarì. Grandi folle cominciarono a seguirlo dalla Galilea, dalla Decàpoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano.


 

Le parole di Gesú risuonano in Galilea

Le parole della redenzione sono collegate con quelle della creazione. Dio pronuncia la parola e il mondo esiste, in tutta la sua varietà e bellezza. Con la parola di Dio anche l’uomo comincia ad esistere. Ma la sua situazione è particolare: l’uomo diventa vivo perché accoglie la parola creatrice di Dio consapevolmente e liberamente. All’inizio gli è facile: Adamo ode la voce di Dio nella brezza del mattino (Gen 3,8). Ma dopo il peccato l’uomo diventa sordo e distratto, e la voce di Dio viene soverchiata dai rumori del mondo. Allora ha bisogno di un lungo e lento esercizio per riuscire di nuovo ad afferrare e comprendere le parole divine. Perciò Gesú comincia a predicare, insegnare, spiegare. Lui stesso sa che non è facile; lo sentono solo quelli che hanno orecchi per sentire (Mc 4,9).

Una volta chiesero ad un ornitologo, esperto conoscitore del canto degli uccelli, come riusciva a riconoscere i vari canti. Rispose che anche lui, all’inizio, udiva solo l’indistinto rumore del bosco. Ma concentrandosi, giorno dopo giorno, aveva imparato a distinguere i diversi richiami.

Qualcosa del genere succede anche a noi. All’inizio sentiamo solo il rumore confuso che accompagna la nostra vita. Ma se prestiamo attenzione, scopriamo che in questo rumore Dio parla attraverso delle voci pure, che in mezzo a tanta vanità parlano di eternità.

 

La parola di Dio pronunciata con la bocca umana

A chi ascolta una bella canzone viene voglia di intonarla anche lui. All’inizio della creazione Dio fa risuonare la sua parola, e nella pienezza dei tempi la Parola diventa carne (Gv 1,14) e parla con voce umana. Poiché siamo uniti a Cristo, anche la nostra bocca deve consacrarsi a Dio ed esprimere ciò che Lui vuol dire al mondo. Vale per i predicatori, ma anche per gli educatori, per i genitori, per tutti, e per tutto ciò che viene detto.

La parola è uno dei piú bei doni di Dio. Secondo san Gregorio Nazianzieno l’uomo che parla è immagine del Figlio del Padre, del Verbo eterno che il Padre pronuncia dall’eternità. Per questo siamo responsabili delle nostre parole e dovremo rendere conto di ogni parola inutile (Mt 12,36).

Secondo san Basilio è inutile ogni discorso che non aiuti la pietà. La parola è una grande forza che deve essere utilizzata per il bene.

 

Nella Galilea dei pagani

La Galilea del nord era una regione particolarmente sottoposta alle incursioni straniere, già a partire dall’anno 734 a. C., quando venne occupata dal re assiro Tiglat-Pilèser. Per gli Ebrei fu un’umiliazione. Il profeta Isaia (Is 8,23ss) assicura il popolo che l’occupazione cesserà con il tempo messianico. Infatti la predicazione di Gesú comincia proprio in questo territorio e con una promessa di liberazione, ma di una liberazione spirituale, non politica.

È cosí anche nella nostra esperienza. Quando ci sentiamo umiliati, sconfitti, la voce di Dio nel nostro cuore promette liberazione. Ma questa liberazione non è mai come ce l’aspettiamo. Dio ci vuole interiormente liberi, vuole che il nostro cuore sia libero. Un bambino perde un giocattolo e piange; lo consoliamo restituendogli il giocattolo. Ma questo tipo di tristezza passa crescendo; quel bambino, fatto grande, non s’interesserà piú dei giocattoli.

La vita spirituale è una crescita continua, in cui ci liberiamo continuamente dai nostri piccoli interessi, per rivolgerci agli interessi superiori, e veri.

 


IL VANGELO di tutto l’anno sono le riflessioni sul Vangelo festivo e feriale tratte dall’omonimo libro di padre Tomáš Špidlík.

[IL VANGELO DI TUTTO L'ANNO] FERIA PROPRIA DEL 7 GENNAIO 4 Il libro è disponibile presso EDIZIONI LIPA