RESURREZIONE DEL FIGLIO DI UNA VEDOVA

[IL VANGELO DI TUTTO L'ANNO] XXIV TEMPO ORDINARIO – Martedì 3

Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla.
Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei.
Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre.
Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.

 


Il Signore ne ebbe compassione

La sofferenza e la disgrazia di un altro risvegliano un sentimento di compassione. I bambini sono molto emotivi, piangono per un nonnulla. Che valore ha questo sentimento? Secondo Solov’ëv è un sentimento importante, il segno naturale dell’unione fra gli uomini e della loro vocazione: vivificare il mondo. Come ogni sentimento, anche la compassione può divenire sterile quando non si trasforma in atti di carità consapevole. La compassione sterile indebolisce il carattere. Perciò è importante che diventi reale, magari anche attraverso un piccolo atto simbolico di carità. Quando non possiamo aiutare in nessun modo e neanche consolare con le parole, diciamo almeno un breve preghiera per chiedere su chi piange l’aiuto di Dio.

 

Figlio unico di madre vedova

La compassione si risveglia soprattutto in occasione della morte, e se muore un giovane la tristezza è ancora più profonda. La fede cristiana ci insegna a non piangere perché crediamo nella vita eterna. Ma il dolore resta, soprattutto quando muore qualcuno che era il sostegno della propria famiglia. Parenti ed amici si riuniscono per il funerale, che per i credenti è un giorno d’incontro con Cristo, come viene simbolicamente raccontato nell’episodio della vedova di Nain. I libri spirituali propongono frequentemente meditazioni sulla morte, ma spesso sono unilaterali. Ci consigliano di riflettere sulla nostra morte alla luce della fede, ma è importante anche pensare alla morte degli altri che ci lasciano. L’uomo, nel segreto del suo cuore, vuole credere che quelli che ama non lo lasceranno mai. È quello che ci promette Cristo, è la vita eterna.

 

Ed egli lo diede alla madre

È un’espressione interessante. Non si dice che Gesù resuscita il ragazzo per compiere chissà quale opera. No, lo resuscita per darlo alla madre, che sembrava aver lasciato per sempre. L’incontro con Gesù diviene presagio dell’incontro con gli uomini, che devono divenire eterni ed inseparabili per mezzo della resurrezione dei morti. Quel giorno, che sarà l’ultimo trionfo del Figlio dell’uomo, sarà anche il giorno dell’incontro universale fra gli uomini e il mondo. Tutti i vincoli umani si rinsalderanno, le madri saranno restituite ai figli, i figli alle madri, i mariti alle mogli, tutti a tutti. Alla fine del mondo l’incontro sarà definitivo, anche se già in questa vita qualche volta percepiamo l’annuncio di quel grande avvenimento. I peccati spesso ci separano e ci allontanano uno dall’altro, e il contatto con Cristo è sacramento di riconciliazione. In ogni caso il risultato è incontrare di nuovo gli altri, gli affetti che avevamo perduto, perché spiritualmente siamo risuscitati a vita nuova.

 


IL VANGELO di tutto l’anno sono le riflessioni sul Vangelo festivo e feriale tratte dall’omonimo libro di padre Tomáš Špidlík.

[IL VANGELO DI TUTTO L'ANNO] XXIV TEMPO ORDINARIO – Martedì 4 Il libro è disponibile presso EDIZIONI LIPA