LA GIOIA PER LA PECORA RITROVATA

[IL VANGELO DI TUTTO L'ANNO] II AVVENTO – Martedì (II) 3

Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Che cosa vi pare? Se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare quella che si è smarrita?
In verità io vi dico: se riesce a trovarla, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite.
Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda».

 


La pecora smarrita

Nelle catacombe romane fu rinvenuto il dipinto del buon Pastore che porta la pecora sulle spalle. Alcuni pensano che l’immagine non sia cristiana, ma che i cristiani l’abbiano presa da tradizioni precedenti perché esprimeva bene la parabola del vangelo.

Se in un gregge si perde una pecora, è un piccolo dramma. Altri animali sono capaci di ritrovare il branco, ma una pecora da sola è veramente perduta. La parabola esprime bene la verità che viene espressa nella teologia dogmatica: senza la grazia di Dio l’uomo non è capace di convertirsi dal peccato e trovare la strada giusta. Sant’Agostino lo aveva imparato a sue spese, e perciò si opponeva vigorosamente ai pelagiani, secondo i quali per convertirsi è sufficiente una forte volontà.

Ma che cosa diciamo a quelli a cui manca la volontà e che non hanno forza sufficiente per cambiare? La risposta è una per tutti: nessun peccatore può convertirsi da solo, sia che abbia una volontà forte o debole. Deve pregare affinché Gesù lo prenda sulle sue spalle, affinché la grazia lo conduca. Con quella deve poi collaborare secondo le proprie forze. Allora la sua volontà sarà fortificata e potrà fare miracoli.

 

Si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite

La parabola non ragiona in modo metafisico usando princìpi astratti, ma parla un linguaggio molto umano. È difficile immaginare che Dio, essere perfetto, provi un sentimento come la gioia. Ma Gesù è Dio e uomo insieme. Come uomo sente una grande gioia per la conversione di Maddalena, di Matteo, di Zaccheo.

La gioia è il sentimento che si prova quando si raggiunge una mèta dopo molti sforzi. La mèta di Cristo è la salvezza del mondo, la conversione di chi era perduto. Si prova gioia quando si supera se stessi, e si riesce in un’opera al di là di ogni aspettativa. Prova gioia un medico che salva la vita ad un malato senza speranza. Una gioia ancora più grande è quando si salva un’anima per la vita eterna. Ai suoi contemporanei cinici e annoiati, e sempre in cerca di nuovi diversivi, san Giovanni Crisostomo raccomandava: “Provate a salvare almeno un’anima, a condurre sulla giusta strada almeno una persona smarrita, e saprete cos’è la vera gioia!”

 

Il Padre non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli

Salvare qualcuno: una parola! In molti casi non c’è niente da fare, se non pregare! Certe volte lo diciamo sospirando, con scetticismo, come un medico quando dice: proverò anche questa cura, può darsi che funzioni.

Anche in questo caso ci soccorre una parola di san Giovanni Crisostomo. Sappiamo che certe preghiere, dice, vengono esaudite, ed altre no. Perché? Dio esaudisce la domanda che è conforme alla sua volontà, non esaudisce il desiderio che è contro i suoi progetti. Già: ma come facciamo a sapere qual è la volontà di Dio?

Possiamo essere sicuri di essere “uno” con Dio quando preghiamo per il perdono dei peccati e per la conversione dei peccatori. Questa è la volontà di Dio, e se questo è anche il nostro desiderio, la preghiera possiede una grande forza. Quando e come sarà esaudita rimane nascosto nei misteri di Dio.

 


IL VANGELO di tutto l’anno sono le riflessioni sul Vangelo festivo e feriale tratte dall’omonimo libro di padre Tomáš Špidlík.

[IL VANGELO DI TUTTO L'ANNO] II AVVENTO – Martedì (II) 4 Il libro è disponibile presso EDIZIONI LIPA