ITINERARIO DI RIFLESSIONE SULLA SINODALITÀ

Un percorso formativo sulla sinodalità scandito in 8 tappe che cercano di articolare una visione unitaria dove la comunione è la “porta di ingresso” al mistero del Dio Trinità che chiama la Chiesa al suo modo di esistere. Essendo chiamata alla comunione come contenuto della sua vita, la Chiesa è chiamata ad essere comunione anche nella forma in cui articola tale vita, in modo da far trasparire il Dio che annuncia nella sua missione.

1) Da dove si parte

ITINERARIO DI RIFLESSIONE SULLA SINODALITÀ 1

Il Concilio Vaticano II ha recuperato la visione di una Chiesa che è creazione di comunione, di un modo concreto di comunione umana sulla base di una chiamata, la chiamata di Dio: “che essi siano una cosa sola come noi siamo una cosa sola” (Gv 17,11). Il nome che esprime l’identità delle prime comunità cristiane è ekklesia, cioè sinassi, adunanza, riunione dei chiamati, riunione di coloro che hanno inteso la chiamata, un evento originario di comunione e di unità tra gli uomini che non parte da loro, ma è dono di Dio Padre, comunicato in Cristo, nello Spirito. Ogni atto della vita cristiana comincia “Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”, a indicare che l’esistenza di ogni cristiano è legata alla vita personale del Dio trino. Qui c’è il “segreto” di questa vita nuova che ci è comunicata.

PER APPROFONDIRE:

Estratto da Kallistos Ware, La rivelazione della persona, Lipa, Roma 2017, pp. 21-44

La rivelazione della persona di Kallistos Ware

2) Le caratteristiche di questa vita

ITINERARIO DI RIFLESSIONE SULLA SINODALITÀ 2

Qual è il modo di esistere di Dio che la rivelazione ci consegna? Anzitutto, che l’alterità è costitutiva dell’unità: Dio non è prima Uno e poi Tre, ma allo stesso tempo Uno e Tre.
L’oriente cristiano aggiunge che l’unità di Dio non è salvaguardata dall’unità della natura, ma da un principio personale: l’amore del Padre, che genera una comunione indistruttibile tra le tre Persone. Ciò significa che l’alterità non è un attentato all’unità, ma il suo presupposto.
Nessuna Persona può essere diversa senza essere in relazione. La comunione qui non minaccia l’alterità, ma la genera. La persona è un’identità che emerge attraverso le relazioni, è un “Io” che esiste solo nella misura in cui si relazione ad un “Tu” che afferma la sua esistenza e la sua alterità. Questo è ciò che distingue la persona dall’individuo. La persona è alterità in comunione e comunione nell’alterità.

PER APPROFONDIRE:

Estratto da Ioannis Zizioulas, Comunione e alterità, Lipa, Roma 2016, pp. 1-14

Comunione e alterità di Ioannis Zizioulas

3) La Chiesa, modo di esistere legato al modo di esistere di Dio stesso

Essendo concilio nel “contenuto”, dono della vita divina, la Chiesa è pertanto concilio nella “forma”, in quanto istituzione, perché lo scopo di tutti i suoi aspetti istituzionali è realizzare la Chiesa come concilio perfetto, crescere nella pienezza della “vita conciliare”. La Chiesa è un modo di esistenza legato al modo di esistere di Dio stesso. Questo rende la sinodalità una qualità fondamentale dell’intera vita ecclesiale, uno stile di vita, da cui scaturisce anche uno specifico modo di vivere e di agire ecclesiale. Se scopriamo questo, scopriamo anche che lo viviamo per dono, perché da soli non ne siamo capaci. La consapevolezza della vera natura della Chiesa ci porta non al trionfalismo, ma al pentimento. Di conseguenza gratitudine, richiesta di perdono, esperienza della guarigione. Aspetto epicletico, dossologico e penitenziale del far spazio a questa vita.

PER APPROFONDIRE:

Estratto da Tomáš Špidlík, Catechesi sulla Chiesa, Lipa, rist. Roma 2020, pp. 9-16

Estratto da Ioannis Zizioulas, L’Uno e i molti, Lipa, Roma 2016, pp. 150-162

4) La missione: allargare la comunione

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Quando la comunità cristiana è l’espressione della comunione tra le persone, questa stessa dinamica della comunione invita l’un l’altro a mettere insieme non solo il dolore e le sofferenze patite nelle prove della vita, ma soprattutto il bene condiviso. Si tratta di una sorta di vocazione che per ognuno diventa la comunione stessa. Siamo chiamati a contribuire creativamente alla più piena realizzazione della comunione, e le persone si sentono interpellate a far penetrare questa comunione in tutti gli strati del vissuto e a far vedere come cambia il mondo e la cultura a causa dell’amicizia ritrovata.
La sinodalità diventa allora anche un modo di “riallineare” missione e pastorale, perché spesso la pastorale è una grande macchina organizzativa da cui non traspare una vita e neanche si fa la domanda sullo scopo di tale macchina organizzativa.
La missione come allargamento della comunione fa uso di un linguaggio non solo concettuale-discorsivo, ma simbolico, per descrivere la Bellezza come carne ecclesiale della Verità che vogliamo annunciare. La Bellezza è infatti la via spirituale che più di altre potrebbe aiutare a superare una Chiesa che si esprime come istituzione simile ad altre istituzioni di questo mondo, per manifestarsi invece come organismo vivente su due registri – nella storia e nel Regno.

PER APPROFONDIRE:

Estratto da AAVV, Teologia pastorale, Lipa, Roma 2005, pp. 476-496

5) La liturgia: esperienza della Chiesa nel compimento del regno

Nella comunicazione di questa vita di Dio donata agli uomini, è centrale la liturgia. La sinodalità era anticamente compresa come un’estensione dell’eucaristia. Nella sua ricerca di vivere la comunione, la Chiesa è sempre inadeguata rispetto al compimento, al regno. La liturgia è l’unica realtà che celebra l’unione, operata dallo Spirito, tra la Chiesa nella sua realtà storica e la Chiesa come corpo glorioso del Signore. È nella liturgia che la comunità smette di essere il popolo disperso e diventa la “Chiesa di Dio” quando si raduna per celebrarlo e ripristina la vita come comunione, a immagine dell’esistenza trinitaria. La liturgia ricorda l’origine della Chiesa, il motivo della sua convocazione, la sua dimensione misterica, e impedisce con ciò che la comunione sia ridotta ad una semplice dimensione sociologica.

PER APPROFONDIRE:

Estratto da Alexander Schmemann, Per la vita del mondo, Lipa, Roma 2012, pp. 32-61

Estratto da da Alexander Schmemann, Diari, vol. 1, Lipa, Roma 2021, pp. 22-23 e 76-80

6) La Chiesa locale, Chiesa di Dio in un luogo preciso

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Il fondamento eucaristico della sinodalità rimanda alla Chiesa locale, Ekklesia tou Theou in un luogo preciso. Da Dio, la Chiesa di quel luogo riceve, con il battesimo e il dono dello Spirito, il perdono dei peccati. Questo perdono è come il segno di riconciliazione di cui Dio ha avuto l’iniziativa, trasformandoci da “nemici di Dio” (Rm 1,30) in figli adottivi (Rm 8,14-17; Gal 4,6), così che la comunità di quel luogo diventa la comunità della riconciliazione escatologica. Proprio perché nella Chiesa locale si attualizza una realtà – il dono di Dio agli uomini – che nel progetto del Padre riguarda tutte le Chiese locali, tutti i battezzati, tutta l’umanità, la Chiesa non si confina in un luogo e il mistero che porta dentro la apre alla comunione con le altre Chiese, per essere segno del disegno di Dio di riconciliazione di tutta l’umanità.


PER APPROFONDIRE:

Estratto Ioannis Zizioulas, L’Uno e i molti, Lipa, Roma 2016, pp. 50-64

L’uno e i molti di Ioannis Zizioulas

7) Tutti profeti, re e sacerdoti

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La Chiesa locale è comunione dei battezzati, la cui relazione tesse concretamente l’unità mettendo in opera in sinergia le loro diverse vocazioni. Vita battesimale, tutta carismatica, dove tutti sono portatori dello Spirito, perché senza non si può essere cristiani. Doni dello Spirito non nella loro straordinarietà, ma legati all’ordinarietà dell’esperienza cristiana, dove il vertice di questi doni è l’apertura, la comunione, che si concretizza nei battezzati come una sorta di fiuto, di senso spirituale, di intuizione che istintivamente coglie, in una vita fedele al Vangelo, ciò che è in armonia con esso e ciò che se ne distacca, per discernere e trasfigurare in eucaristia e comunione la vita degli uomini e del mondo.

PER APPROFONDIRE:

Estratto da Sebastian Brock, Il sacerdozio dei battezzati: alcune prospettive siriache

8) Discernimento come arte di comunicare tra Dio e l’uomo in vista di una comunione sempre più grande

ITINERARIO DI RIFLESSIONE SULLA SINODALITÀ 8

Discernimento come dialogo filiale che include una precisa visione trinitaria e antropologica. La Trinità include una precisa visione dell’uomo, se l’uomo è creato a immagine di Dio. Il discernimento dunque presuppone un’antropologia, e più in generale una teologia. Un Dio che parla e un uomo che è messo in grado di comunicare con Lui, di ascoltarlo e di rispondergli, di essere creativo in questa risposta. Discernimento come arte di conoscere Dio che mi parla attraverso la storia, arte di comunicare tra Dio e l’uomo in vista di una comunione sempre più grande. Discernimento non come tecnica, ma come comunione dei cuori tale che lo Spirito possa parlare.

PER APPROFONDIRE:

Marko I. Rupnik, Il discernimento, Lipa, Roma 2004, pp. 12-19 e 233-245

Il discernimento di Marko Ivan Rupnik