L’APPARIZIONE A MARIA DI MAGDALA

[IL VANGELO DI TUTTO L'ANNO] MARTEDÌ FRA L'OTTAVA DI PASQUA 3

Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Maria stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto».
Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» – che significa: «Maestro!». Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”».
Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto.

 


Donna perché piangi?

Chi non piangerebbe sulla tomba di qualcuno che ha amato? Pure se è espressione di tristezza, il pianto è anche segno di vita. L’uomo che giace nella tomba non vive più, ma resta vivo il nostro rapporto con lui, egli vive nei nostri ricordi. La morte non li distrugge, anzi li rafforza. Sulla tomba della propria madre, un figlio ricorda quello che lei faceva o diceva come se fosse presente. Seppelliamo i nostri morti vicino a dove viviamo ed è come se volessimo trattenerli accanto a noi, per poterli visitare spesso, parlare con loro come facevamo quando erano in vita. I morti sono, per noi, in una situazione speciale: non vivono e contemporaneamente vivono, e noi instauriamo con loro un vero e proprio dialogo, siamo con loro in comunicazione. Come posso parlare con un morto? Gli spiritisti fanno di questi inutili tentativi, ma solo la fede nella resurrezione può consolare di un’assenza.

Donna, perché piangi? Presto saprai che non c’è ragione di piangere; il Signore è risorto.

 

Va’ dai miei fratelli e di’ loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro.

Se la vita terrena è fatta di relazioni tra gli uomini, tra fratelli, tra genitori e figli, non può esserci vita eterna senza il vivo contatto con il Padre Celeste.

Chi accompagna un moribondo sa che, all’avvicinarsi della fine, il suo rapporto con chi gli è accanto si interrompe progressivamente. Sembra che non guardi più nessuno, che riesca, sì, forse, a sentire ciò che gli viene detto, ma appena risponde. Ma negli ultimi istanti è come se una luce illumini il suo sorriso. Sono i deboli segni della verità in cui crediamo: la morte interrompe il contatto con il mondo visibile, ma apre gli occhi al mondo invisibile.

A volte leggiamo sulle lapidi frasi come: “Qui dorme il sonno eterno…”. I Padri della Chiesa dicevano il contrario: la vita sulla terra è sonno, la morte è risveglio. E dopo il risveglio bisogna alzarsi. Alla fine dei secoli ci alzeremo, e quel giorno sarà per i morti come il terzo giorno.

 

Non mi trattenere

Gli esegeti del passato cercavano di capire perché Maria di Magdala non potesse toccare Gesù, mentre san Tommaso era stato invitato a mettere il dito nelle sue piaghe (Gv 20,27). Forse i sentimenti di Maddalena erano ancora troppo confusi, poco spirituali. Le traduzioni recenti evitano di affrontare questo problema. Il verbo greco del testo (kaptomai) letteralmente significa “tenere”, nel senso di “trattenere”. Cristo allora chiede a Maria di non trattenerlo, ma piuttosto di andare ad annunciare agli apostoli ciò che ha visto.

Ma anche l’altra traduzione, quella, diciamo, non esatta, ha dato occasione agli autori spirituali per una bella riflessione. Cristo risorto è una realtà non paragonabile a quella fisica. Non si tratta di un’esperienza empirica, ma di un’esperienza di fede nella testimonianza di coloro che ebbero il privilegio di vedere. Le parole di questa esperienza, riportate dalla Scrittura, composta sotto l’ispirazione dello Spirito Santo, sono parole di Dio. La parola di Dio apre alla conoscenza della verità più di quanto possano farlo gli occhi e tutti i sensi.

 


IL VANGELO di tutto l’anno sono le riflessioni sul Vangelo festivo e feriale tratte dall’omonimo libro di padre Tomáš Špidlík.

[IL VANGELO DI TUTTO L'ANNO] MARTEDÌ FRA L'OTTAVA DI PASQUA 4 Il libro è disponibile presso EDIZIONI LIPA