LA VERA VITE

[IL VANGELO DI TUTTO L'ANNO] V TEMPO PASQUA – Mercoledì 3

 

Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

 


Io sono la vite, voi i tralci

Nel catechismo di san Pio X erano elencate le cosiddette “sei verità fondamentali” per le quali uno poteva dirsi cristiano. La sesta diceva: “La grazia di Dio è necessaria per salvarsi”. Il paragone con la vite e i tralci illustra questa verità in modo eloquente, senza bisogno di spiegazioni. Ma il problema rimane la vita pratica: come rendere l’unione con Cristo così forte da essere veramente il tronco su cui innestare la nostra vita?

In un organismo vivo, il sangue scorre nelle membra attraverso le vene. Anche nelle piante, la linfa si espande dalle radici e penetra fino nella più piccola foglia. Le vene che ci uniscono a Cristo sono tutti i mezzi di salvezza: la fede, le opere, i sacramenti. La metafora si adatta specialmente ai sacramenti. Con il battesimo siamo “innestati” all’albero di Cristo. Eravamo un ramo estraneo al resto dell’albero, ma ora cresciamo in Lui (Rm 6,4). La santa Comunione è come una specie di trasfusione di vita di Cristo nel nostro organismo. La confessione è come una medicina che cura un ramo che cominciava a rompersi. Tutto, quindi, ha un solo scopo: essere con Cristo e in Lui.

 

Senza di me non potete far nulla

In teologia si distinguono le proprietà naturali dell’uomo e i doni soprannaturali. La conoscenza razionale, la volontà, il desiderio di imparare e via dicendo appartengono all’uomo in quanto uomo. La fede, la speranza e la carità invece sono doni soprannaturali, la forza della grazia operante in noi.

Questa distinzione è utile per far chiarezza, ma non è sufficiente.

Oggi si parla dei diritti naturali dell’uomo, dei doveri e delle virtù naturali di tutti gli uomini, senza distinzione di religione. Anche gli atei possono e devono essere sinceri, onesti ed aver rispetto per la vita e la proprietà degli altri. Ma questo “umanesimo” nobile, è realizzabile? Può un uomo essere davvero uomo senza Cristo? I Padri della Chiesa credevano di no.

L’uomo è stato creato ad “immagine di Dio” (Gen 1,27), cioè secondo Cristo. Senza di Lui nessuno sulla terra riuscirà ad essere veramente e pienamente uomo.

 

Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi

 Se l’identificazione con Cristo è necessaria per adempiere i doveri umani, a maggior ragione lo è per portare nel mondo la fede in Lui. Ben lo sa chi si dedica al lavoro apostolico. Se Cristo non dà la forza necessaria, le sue parole saranno “come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna” (1Cor 13,1). Ma la stessa esperienza hanno i fedeli laici: si sostengono e si incoraggiano l’un l’altro, ma le loro parole hanno un effetto diverso. Un consiglio di uno fa miracoli, e magari nessuno dà retta ai bei discorsi di un altro. La differenza sta solo nella bravura a parlare o nella forza di persuasione? La differenza è Cristo: le parole sono efficaci solo se è Cristo che parla per bocca nostra.

 


 

IL VANGELO di tutto l’anno sono le riflessioni sul Vangelo festivo e feriale tratte dall’omonimo libro di padre Tomáš Špidlík.

[IL VANGELO DI TUTTO L'ANNO] V TEMPO PASQUA – Mercoledì 4 Il libro è disponibile presso EDIZIONI LIPA