ANNUNCIAZIONE

[IL VANGELO DI TUTTO L'ANNO] ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE 3

 

Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.


Mariologia o cristologia?
È successo ad un pastore evangelico in Germania che amava raccogliere le icone. Cosí la sua casa parrocchiale era piena di immagini della Madre di Dio. Ad alcuni dei suoi parrocchiani, la cosa non piaceva. Perché tanta devozione mariana in una parrocchia della Chiesa evangelica? Alla fine il parroco trovò la risposta: “Non sono immagini mariane, ma immagini di Cristo, che è nato da Maria”. Approfittò anche di un detto del teologo ortodosso Vladimir Losskij: “Da noi non esiste una mariologia come parte della teologia. Il mistero di Maria fa parte essenziale della cristologia”.
L’essenza della fede cristiana è l’incontro di Dio con l’uomo. Tale incontro culminò a Nazaret. Per questo motivo scrive Pavel Evdokimov: “L’annunciazione alla Vergine Maria, chiamata da san Giovanni Crisostomo ‘festa della radice’, inaugura una nuova era: l’economia della salvezza ha la sua radice mariana e perciò la mariologia è parte essenziale della cristologia. Il Creatore dice Fiat, sia fatto, e a ciò corrisponde il Fiat da parte della creatura”.
Gli osservatori venuti da fuori ritengono che sia esagerata la devozione mariana che incontrano nelle Chiese orientali. I teologi orientali mostrano al contrario come la sua mancanza conduca alla perdita della fede. Viene dimenticato l’elemento umano nell’opera di Cristo e il suo messaggio si presenta come un programma ideologico. A questo pericolo soccombe, ad esempio, Lev N. Tolstoj. Sembra che proprio contro di lui sia stato scritto da Dostoevskij il famoso romanzo L’Idiota. Il protagonista è un uomo simpatico che agisce e pensa in piena conformità ai principi morali del vangelo, ma finisce in un manicomio. Qui infatti ci condurrebbe l’idealismo per la morale di Cristo senza l’esistenza e la presenza della sua Persona. Questi è nato da madre umana e continuamente nasce nella storia dalla grazia dello Spirito Santo e dalla collaborazione umana. Scrive Origene che ogni anima umana ha il carattere di Madre di Dio e prepara la venuta definitiva del Salvatore in questo mondo. La salvezza del mondo è quindi opera di Dio e opera nostra, come Gesú è Figlio di Dio Padre e Figlio di Maria.
Per gli autori spirituali di tutti i tempi, era ed è attuale il problema della collaborazione umana con la grazia. Si usa, in questo contesto, il termine greco synergeía. Ci sono sempre state nella storia delle eresie che, con il pretesto dell’onnipotenza divina, diminuivano la dignità umana. Anche oggi incontriamo gente che con una falsa fiducia in Dio giustifica la propria passività. Allora sentiamo detti che possono sembrare devoti, come ad esempio: “Lasciamo agire Dio, lui lo farà meglio di noi, egli farà ciò che è giusto!”. Qualcuno cerca di giustificare un tale modo di pensare persino con considerazioni teologiche che a prima vista sembrano profonde. La preghiera e la religione in genere, dicono, sono elevazione dell’anima a Dio. Chi sale su una montagna va verso la luce, ma dal sole rimane distante allo stesso modo di chi è rimasto in pianura. I nostri sforzi umani hanno quindi un valore minimo, non dobbiamo essere noi uomini a salire in cielo, ma Dio è sceso dal cielo per salvarci.
Quale valore hanno allora le opere umane, là dove si tratta di acquistare la grazia, la vita divina in noi? Gli sforzi umani si chiamano “ascetica” e l’unione con Dio “mistica”. Gli autori si chiedono: quale è la relazione fra queste due? In modo simile si discuteva al tempo della Riforma: saremo salvati per mezzo delle opere o della sola fede?
Sappiamo che, sia nella Chiesa orientale che in quella occidentale, il grande risveglio religioso venne con il movimento monastico. In esso, come base fondamentale, vale la persuasione che fra l’ascetica e la mistica c’è una unità. Il progresso nella vita spirituale corrisponde alla sincera collaborazione con la grazia. “Ma poi la grazia non è piú grazia, cioè un dono libero di Dio”, obiettano gli avversari. Già nel IV secolo, un autore conosciuto con il nome di pseudo-Macario risponde a questa obiezione con un bell’esempio. Gli sforzi umani sono come il lavoro dell’agricoltore. Tutti sanno che non è sufficiente arare e seminare. Il raccolto dei frutti dipenderà dal sole, dalla pioggia e dalla temperatura. Succede che ci siano degli anni nei quali dopo tanto lavoro si raccoglie poco. In altri accade il contrario. Eppure l’esperienza c’insegna: un campo meglio lavorato produce di piú. Lo stesso è con una certa “esperienza normale con la grazia”. A questo proposito vale il detto: “Sforzati, che Dio ti aiuterà!”. La grazia è un dono libero di Dio, ma ciò che Dio regala è vita e attività e questa vivifica tutto l’uomo, tutto il suo cuore, tutta la mente, tutte le forze (cf Mt 22,37). L’amore di Dio deve incontrarsi con l’amore dell’uomo.
I Padri della Chiesa parlavano di tale questione anche in un altro contesto, cioè quando interpretavano la creazione dell’uomo a immagine e somiglianza di Dio (cf Gen 1,26-27). I due termini immagine e somiglianza non dicono forse la stessa cosa? Probabilmente è cosí in ebraico, sarebbe come se noi dicessimo “un’immagine molto rassomigliante”. Ma nelle traduzioni in greco e poi in latino si cominciò a dare ai due termini un doppio senso. Seguendo l’interpretazione di Origene, l’immagine sarebbe ciò che Dio ha creato all’inizio, come uno schizzo fatto dal pittore che poi dà al discepolo il compito di finirlo, di aggiungere i colori. In questo contesto l’immagine è opera della grazia divina e la somiglianza il risultato della collaborazione umana. Cosí succede che l’opera finale è il risultato di due soggetti: di Dio e dell’uomo. L’immagine e somiglianza perfetta di Dio sono i santi. Quando li abbiamo davanti agli occhi in chiesa, veneriamo Dio e l’uomo contemporaneamente.
Fra i santi in primo luogo c’è Maria, la Madre di Dio. È quindi l’esempio piú perfetto della collaborazione umana con la grazia. Venne da lei l’angelo e le annunciò che su di lei sarebbe sceso lo Spirito Santo. Maria accettò la notizia, dichiarò il suo consenso e diede allo Spirito divino la disposizione di tutta la sua persona. Che cosa potrebbe dare di piú una madre se non se stessa, affinché da lei nasca un figlio? Nacque Gesú che è Figlio di Dio e Figlio dell’uomo, Uomo-Dio.
Questo mistero è unico, nondimeno siamo chiamati a prolungarlo nella storia con tutta la nostra vita. Bossuet vede che questo si verifica soprattutto nella liturgia, quando celebriamo l’eucarestia: “Cristo accetta il corpo di noi tutti quando noi accettiamo il suo corpo; diviene per noi uomo, allarga la sua incarnazione”.
È quindi senza fondamento l’obiezione che la devozione mariana diminuirebbe la stima per Cristo, o anche che dobbiamo avere una totale fiducia nella grazia divina e non nelle nostre opere. Osserviamo come questi aspetti siano inseparabili per chi crede in Cristo, Uomo-Dio.


 

IL VANGELO di tutto l’anno sono le riflessioni sul Vangelo festivo e feriale tratte dall’omonimo libro di padre Tomáš Špidlík.

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