Approfondimento delle letture della liturgia
Profundización de las lecturas de la liturgia
Poglobitev Božje besede

[SEMI] Domenica di Pentecoste (Anno A) 2

ITALIANO
Nel brano di Giovanni della liturgia odierna, il dono dello Spirito Santo è unito alla missione che ci viene affidata.

“Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi, Detto questo, soffiò e disse loro: ‘Ricevete lo Spirito Santo’” (Gv 20,21-22).

Questo verbo “soffiò” viene utilizzato dalla LXX, la traduzione greca dell’Antico Testamento, a proposito della creazione dell’uomo.

“Allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente” (Gn 2,7).

Il “soffiare” di Cristo sugli apostoli è renderli partecipi della sua vita. Con questo “soffio” di Cristo, la persona umana rivive la nuova creazione.

La persona umana è messa nella vita della nuova creazione. Infatti, apparteniamo alla nuova creazione, al corpo risorto di Cristo.

In Giovanni, il dono dello Spirito è dato lo stesso giorno della Risurrezione. Proprio come avviene nel sacramento del battesimo e della cresima (che nelle Chiese apostoliche veniva conferita in unità con il battesimo), si risuscita in Cristo risorto e si riceve la conferma della stabilità dello Spirito Santo.

La nostra dimora ormai è fondata in Cristo risorto. Senza questo “soffio”, l’uomo non può vivere la sua realtà in modo pieno.

San Basilio dice che nella nostra natura è messo un codice che chiede alla nostra natura umana di essere vissuta in modo divino. È la natura umana stessa che chiede di essere vissuta in modo divino. La natura umana, cioè, è allora vissuta secondo la sua caratteristica autentica quando è vissuta con la vita di Dio e nella vita di Dio. Ecco il senso profondo, fondante della parola “soffio”.

È lo Spirito Santo, che per noi è principio del nostro vivere. E il modo in cui viviamo la nostra umanità è quello tipico di ciascuno, ma nell’unico Spirito. Non solo il principio della nostra esistenza, del nostro vivere, ma anche il modo.

E quanto è forte il fatto che l’umanità pienamente realizzata è quella di Cristo, che è vissuta da Figlio di Dio! L’umanità veramente realizzata in pienezza si ha quando è vissuta da una persona che è il Figlio di Dio. Ed è proprio lo Spirito Santo che ci rende “figli e eredi di Dio, coeredi di Cristo” (Rm 8,17).

Ciò vuol dire che è lo Spirito Santo che ci dà la vita filiale rispetto a Dio Padre, e dunque è Lui in noi il modo in cui vivere ed è Lui in noi il contenuto del nostro vivere, proprio con il dono dell’amore: l’amore del Padre, che versa nei nostri cuori lo Spirito Santo (cf Rm 5,5). Lo Spirito Santo è il principio, il modo del nostro vivere e anche il contenuto, proprio per il dono dell’amore.

Lo Spirito Santo ci innesta in Cristo, ci fa partecipare alla realizzazione di un’esistenza umana vissuta da figli, perché ci fa partecipi della vita e della persona di Cristo.

Abbiamo davanti a noi tutta la ricchezza del Battesimo, di questo sacramento fondante, pasquale, del passaggio da un’esistenza ad un’altra, da un’esistenza individuale ad una esistenza personale. È di fondamentale importanza, teologicamente parlando, la distinzione tra l’individuo e la persona. Si tratta di passaggio da una vita a un altro modo di esistere, con un altro contenuto di vita, che infatti determina un nuovo modo di esistenza e di vita.

Senza lo Spirito Santo tutto ciò che riguarda Cristo, Dio Padre, il Vangelo e la Chiesa rimane esterno a noi.

Sulla scia del Patriarca Ignazio IV di Antiochia, possiamo dire che Dio Padre, senza lo Spirito Santo, rimane un essere assoluto, il primo motore dell’universo; Cristo un esempio eccezionale da imitare; il Vangelo una dottrina di ideali da raggiungere, che richiede un impegno per arrivare; e la Chiesa un’istituzione che lotta nel mondo per avere il potere e per influire nella società. E questa lotta viene condotta in nome dei valori e delle idee alte dell’umanità, stabilendo chi dovrebbe essere l’uomo e che cosa dovrebbe essere la sua vita.

Ma è precisamente questo modo di essere e di agire che Cristo ha superato. Anzi, è proprio questa la visione di religione da cui Egli ci ha liberato (cf Gal 5,1).

Negli Atti, parlando del dono dello Spirito Santo, Pietro parla di Cristo “innalzato alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo”, lo ha effuso su di noi, “come voi stessi potete vedere e udire” (At 2,33).

La Chiesa a Pentecoste si presenta simile a Cristo all’inizio della sua missione nella sinagoga di Cafarnao (cf Lc 4,14-30), dove è avvenuto il passaggio dal solo udire al vedere.

E ora gli apostoli possono dire questa parola così forte: “Come voi stessi potete vedere e udire” (At 2,33).

Infatti, Giovanni dice che hanno visto manifestarsi la gloria del Figlio di Dio (cf Gv 1,14). Dove l’hanno vista? Nella sua umanità e attraverso la sua umanità.

Questa è la missione della Chiesa: “Mi sarete testimoni” (cf At 1,8). Altrimenti si rischia di manifestare sé stessi, la propria bramosia, la propria presunta bravura, la propria convinzione, e alla fine la propria amara delusione per non ottenere nulla per la vita.

Quando un individuo si chiede dove, come e con che cosa potrà parlare di Cristo o essergli simile, è un chiaro segno che rivela un’esistenza senza lo Spirito Santo. Manifesta con questo modo religioso e pio di ragionare che ha il suo principio in sé stesso. Un tale individuo si può pure sforzare di tendere a Dio.

Chi vive dallo Spirito Santo e nello Spirito Santo partecipa alla realizzazione di sé stesso in Cristo. Questo vuol dire una via pasquale di compiere la propria vita. Ma si tratta di qualcosa che non la programma nessuno appartenente a questa mentalità della religione.

Come testimonia il discorso di Stefano (cf At 7), nella storia, nell’umanità c’è una forte resistenza allo Spirito Santo. Questa resistenza allo Spirito Santo non c’è solo nell’umanità, ma anche negli uomini della religione, perché è proprio la vita diversa, nuova, che dà fastidio alla mentalità della religione, anche di una religione laicizzata, che vorrebbe mettere in evidenza la prassi. Ma è una prassi gestita da noi, mentre quello dello Spirito Santo è un dono.

Stefano dice che chi è mosso dallo Spirito viene anche perseguitato, perché la vita che dona lo Spirito Santo è quella di Cristo, cioè il dono di sé. Chi si dona davvero senza calcolo, cioè liberamente? Solo chi si sente amato. È solo allora che ci si può affidare e donare.

Questo, come già la storia di Giuseppe d’Egitto ci ricorda, dà fastidio, come Cristo fu odiato senza motivo (cf Gv 15,25) perché il figlio amato.

Si tratta di vivere il dono di sé, non secondo i nostri calcoli: come donarsi, dove donarsi, fino a che punto donarsi… Si tratta di vivere il dono di sé secondo Colui che ci manda.

Cristo si è consegnato secondo la volontà del Padre che lo ha mandato.

Oggi ci dice: “Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi” (Gv 20,21).

Non solo, ma questa vita dello Spirito Santo addirittura si nutre della volontà di Colui che ci invia: “Gesù disse loro: ‘Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera” (Gv 4,34).

Ma per chi non vive la vita come comunione, parlare di compiere la volontà di Colui che ci manda è solo una questione moralista, legalista, che crea tensioni, problemi e che pian piano bisogna superare in un modo “semi-democratico” di gestire la propria vita. Senza la vita come libera relazione nell’amore, non si coglie che la vita e l’amore non sono separabili.

La vita vera ha come contenuto inseparabile il modo di vivere, perché è mediante Gesù Cristo, “secondo il disegno d’amore della sua volontà” (Ef 1,5).

Si vive la vita mediante Gesù Cristo. Cristo è la realizzazione dell’umanità secondo il disegno d’amore della volontà del Padre. Ciò vuol dire che, fino a quando la relazione nell’amore non viene riscoperta come il vero fondamento della nostra esistenza, tutto avrà precedenza sulla persona concreta. È proprio questo andamento che sta dichiarando la fine di una impostazione ecclesiale e soprattutto della vita religiosa in questi nostri tempi.

Mentre la missione è la manifestazione della nostra vita secondo quella percorsa Cristo.

 

SEMI è la rubrica del Centro Aletti disponibile ogni venerdì.
Ogni settimana, oltre all’omelia della domenica in formato audio, sarà disponibile sul sito LIPA un approfondimento delle letture della liturgia eucaristica domenicale o festiva.


 

ESPAÑOL

En el pasaje de la lectura de la liturgia de hoy, el don del Espíritu Santo está unido a la misión que se nos confía. “Como el Padre me ha enviado, así también os envío a ustedes, habiendo dicho esto, sopló y les dijo ‘reciban el Espíritu Santo'” (Jn 20, 21-22).

Este verbo “sopló” es utilizado en la LXX, la traducción griega del Antiguo Testamento, para describir la creación del hombre. “Entonces el Señor Dios modeló al hombre del polvo del suelo y sopló en su nariz aliento de vida; y el hombre se convirtió en ser vivo” (Gn 2,7).

El “soplar” de Cristo sobre los apóstoles es hacerlos partícipes de su misma vida. Con este “soplo” de Cristo, la persona humana vuelve a vivir la nueva creación. Así la persona humana entra en la vida de la nueva creación. De hecho, pertenecemos a la nueva creación, al cuerpo resucitado de Cristo.

En Juan, el don del Espíritu Santo es dado el mismo día de la resurrección. Justo como sucede en el sacramento del bautismo y de la confirmación (que en las Iglesias apostólicas venía celebrada en unidad con el bautismo) se resucita en Cristo resucitado y se recibe la confirmación de la estabilidad del Espíritu Santo. Por eso, nuestra morada está fundada en Cristo resucitado. Sin este “soplo”, el hombre no puede vivir su realidad de modo pleno.

San Basilio dice que en nuestra naturaleza hay un código que pide a nuestra naturaleza humana ser vivida en modo divino. Es la misma naturaleza humana que requiere ser vivida en modo divino. Es decir, la naturaleza humana es finalmente vivida según su característica auténtica cuando es vivida con la vida de Dios y en la vida de Dios. Este es el sentido profundo, fundante de la palabra “soplo”. Es el Espíritu Santo, que para nosotros es principio de nuestra vida. Y el modo en el cual vivimos nuestra humanidad es propio de cada uno, pero es vivida en el único Espíritu Santo.

No solo el principio de nuestra existencia, de nuestro vivir, sino también el modo. ¡Y qué fuerte es el hecho de que la humanidad plenamente realizada es aquella de Cristo, que es vivida como Hijo de Dios! La humanidad verdaderamente realizada en plenitud se tiene cuando es vivida por una persona que es el Hijo de Dios. Y es justamente el Espíritu Santo el que nos hace “hijos y herederos de Dios, coherederos con Cristo” (Rom 8,17).

Hay que decir que es el Espíritu Santo el que nos da la vida filial respecto a Dios Padre, y por ello, es Él en nosotros el modo en el cual vivir y es Él en nosotros el contenido de nuestro vivir, precisamente con el don del amor: el amor del Padre que vierte en nuestros corazones el Espíritu Santo (cf. Rm 5 5). El Espíritu Santo es el principio, el modo de nuestro vivir y también el contenido, justo por el don del amor. El Espíritu Santo nos funda en Cristo, nos hace participar a la realización de una existencia humana vivida como hijos, porque nos hace partícipes de la vida y de la persona de Cristo.

Tenemos delante de nosotros toda la riqueza del Bautismo, de este sacramento fundante, pascual, del paso de una existencia a otra, de una existencia individual a una existencia personal. Es de una importancia fundamental, hablando teológicamente, la distinción entre el individuo y la persona.

Se trata del paso de una vida a otro modo de existir, con un contenido de vida diverso que de hecho determina un nuevo modo de existencia y de vida.

Sin el Espíritu Santo, todo aquello que concierne a Cristo, Dios Padre, el Evangelio y la Iglesia permanece externo a nosotros. Siguiendo la línea del Patriarca Ignacio IV de Antioquía, podemos decir que Dios Padre, sin el Espíritu Santo, permanece un ser absoluto, el primer motor del universo; Cristo un ejemplo excepcional a imitar; el Evangelio una doctrina de ideales a cumplir, que requieren esfuerzo para alcanzarlos; y la Iglesia una institución que lucha en el mundo para tener el poder y para influir en la sociedad. Y esta lucha es llevada a cabo en nombre de los valores y de los grandes ideales de la humanidad, estableciendo quién debería ser el hombre y cómo debería ser su vida.

Pero es precisamente este modo de ser y actuar que Cristo ha superado. De hecho, justo esta es la visión de religión de la cuál Él nos ha liberado (cf. Gal 5,1).

En los Hechos de los apóstoles, hablando del don del Espíritu Santo, Pedro habla de Cristo “exaltado, pues, por la diestra de Dios y habiendo recibido del Padre la promesa del Espíritu Santo”, lo ha infundido sobre nosotros “como ustedes mismos pueden ver y escuchar” (Hch 2, 33).

La Iglesia en Pentecostés se presenta similarmente a Cristo al inicio de su misión en la sinagoga de Cafarnaúm (cf. Lc 4, 14-30), donde sucedió el paso del solo escuchar al ver. Y ahora los apóstoles pueden decir esta palabra así de fuerte “como ustedes mismos pueden ver y escuchar” (Hch 2, 33).

De hecho, Juan dice que han visto manifestarse la gloria del Hijo de Dios (cf. Jn 1, 14). ¿Dónde la vieron? En su humanidad y a través de su humanidad. Esta es la misión de la Iglesia “serán mis testigos” (cf. Hch 1, 8). De lo contrario, se arriesga a manifestarse uno mismo, la propia codicia, la propia presunta genialidad, las propias convicciones, y al final la propia amarga delusión de no haber conseguido nada en la vida.

Cuando un individuo se pregunta dónde y cómo y con qué cosa podría hablar de Cristo o ser como Él, es un claro signo que revela una existencia sin el Espíritu Santo. Manifiesta con este modo religioso y piadoso de razonar que tiene el principio en sí mismo. Un individuo tal puede incluso esforzarse para tender hacia Dios.

Quien vive del Espíritu Santo y en el Espíritu Santo participa a la realización de sí mismo en Cristo. Esto significa una vía pascual de cumplir con la propia vida. Pero se trata de una cosa que no la programa ninguno perteneciente a esta mentalidad de la religión. Como testimonia el discurso de Esteban (cf. Hch 7), en la historia, en la humanidad, hay una fuerte resistencia al Espíritu Santo. Esta resistencia al Espíritu Santo no se da sólo en la humanidad, sino también en los hombres de la religión porque es precisamente la vida diversa, nueva, que fastidia a la mentalidad de la religión, también de una religión secularizada que quisiera poner en evidencia la praxis. Pero es una praxis gestionada por nosotros, mientras que lo del Espíritu Santo es un don.

Esteban dice que quien es movido por el Espíritu Santo también viene perseguido, porque la vida que dona el Espíritu Santo es aquella de Cristo, es decir, el don de sí mismo. ¿Quién se dona de verdad sin cálculos, es decir, libremente? Solo quien se siente amado. Es solo entonces que nos podemos confiar y donar. Esto, como nos recuerda ya la historia de José de Egipto, incomoda, como Cristo fue odiado sin motivo (cf. Jn 15, 25) por ser el hijo amado.

Se trata de vivir el don de sí mismo no según nuestros cálculos, cómo donarse, dónde donarse, hasta qué punto donarse… Se trata de vivir el don de sí según Aquél que nos manda. Cristo se entregó según la voluntad del Padre que lo mandó.

Hoy nos dice “como el Padre me ha enviado, así también os envío” (Jn 20, 21). No sólo, sino que incluso esta vida del Espíritu Santo se nutre de la voluntad de Aquel que nos envía: “Jesús les dijo: ‘mi alimento es hacer la voluntad de aquel que me ha enviado y cumplir su obra’” (Jn 4, 34).

Pero para quien no vive la vida como comunión, hablar de cumplir la voluntad de Aquel que nos manda sólo es una cuestión moralista, legalista, que crea tensiones, problemas y que poco a poco necesita superar en un modo “semi-democrático” de gestionar la propia vida. Sin la vida como libre realización en el amor, no se entiende que la vida y el amor no son separables.

La verdadera vida tiene como contenido inseparable el modo de vivir, porque es mediante Cristo Jesús “según el diseño de amor de su voluntad” (Ef 1, 5).

Se vive la vida mediante Cristo Jesús. Cristo es la realización de la humanidad según el diseño de amor de la voluntad del Padre. Esto quiere decir que, hasta que la relación en el amor no es descubierta de nuevo como el verdadero fundamento de nuestra existencia, todo tendrá precedencia sobre la persona concreta. Es justo este modo de actuar que está declarando el fin de una configuración eclesial y sobre todo de la vida religiosa de nuestros tiempos. Mientras que la misión es la manifestación de nuestra vida como aquella recorrida por Cristo.

SEMILLAS es una publicación del Centro Aletti disponible todos los viernes. Cada semana, además del audio de la homilía dominical, estará disponible en el sitio de LIPA un comentario a las lecturas de la Liturgia del Domingo, como así también a las lecturas de la semana.


 

SLOVENŠČINA

V odlomku današnje Božje besede iz Janezovega evangelija je dar Svetega Duha povezan s poslanstvom, ki nam je zaupano.

»›Kakor je Oče mene poslal, tudi jaz vas pošiljam.‹ In ko je to izrekel, je dihnil vanje in jim dejal: ›Prejmite Svetega Duha!‹« (Jn 20,21-22).

Glagol »je dihnil« je uporabljen v Septuaginti, grškem prevodu Stare zaveze, in zadeva stvarjenje človeka.

»Gospod Bog je iz zemeljskega prahu izoblikoval človeka, v njegove nosnice je dahnil življenjski dih in tako je človek postal živa duša« (1 Mz 2,7).

Ko je Kristus »dihnil« v apostole, jih je naredil deležne svojega življenja. S tem Kristusovim »dihom« človeška oseba zaživi novo stvarjenje.

Človeška oseba je postavljena v življenje novega stvarstva. Pripadamo namreč novemu stvarstvu, vstalemu Kristusovemu telesu.

Pri Janezu je dar Duha podarjen na sam dan vstajenja. Tako kot se zgodi pri zakramentu krsta in birme (ki so jo v apostolskih Cerkvah podeljevali skupaj s krstom): vstanemo v vstalem Kristusu in prejmemo potrditev stanovitnosti Svetega Duha.

Zdaj je naše bivanje utemeljeno v vstalem Kristusu. Brez tega »diha« človek ne more v polnosti živeti svoje resničnosti.

Sveti Bazilij pravi, da je v našo naravo položen zapis, ki od naše človeške narave pričakuje, da jo živimo na Božji način. Človeška narava sama pričakuje, da bi jo živeli na Božji način. Človeško naravo živimo v njenih pristnih značilnostih, ko jo živimo z Božjim življenjem in z življenjem v Bogu. To je globok, temeljni pomen besede »dih«.

Sveti Duh je tisti, ki je za nas izvor našega življenja. Vsakdo živi svojo človeškost na sebi lasten način, a jo živimo v istem Duhu. Ne samo izvor svojega obstoja, svojega življenja, ampak tudi način.

In kako močno je dejstvo, da je v polnosti uresničena prav Kristusova človeškost, ki jo živi kot Božji Sin! O zares v polnosti uresničeni človeškosti lahko govorimo, ko jo živi oseba, ki je Božji Sin. Sveti Duh pa je tisti, ki nas naredi za »otroke in dediče pri Bogu, sodediče s Kristusom« (Rim 8,17).

To pomeni, da je Sveti Duh tisti, ki nam daje sinovsko življenje v odnosu do Boga Očeta, zato je On v nas način, kako naj živimo, in On je v nas vsebina našega življenja, prav z darom ljubezni: ljubezni Očeta, ki v naša srca vliva Svetega Duha (prim. Rim 5,5). Prav s tem darom ljubezni je Sveti Duh izvor, način in tudi vsebina našega življenja.

Sveti Duh nas vcepi v Kristusa, omogoča nam, da živimo svojo človeškost kot sinovi in hčere, saj nas naredi deležne Kristusovega življenja in njegove osebe.

Pred nami je vse bogastvo krsta, tega temeljnega, velikonočnega zakramenta prehoda iz enega načina bivanja v drugega, iz bivanja kot posamezniki v bivanje kot osebe. Teološko gledano je temeljnega pomena razlika med posameznikom in osebo. Gre za prehod iz enega življenja v drug način obstoja, z drugo vsebino življenja, ki določa nov način obstoja in življenja.

Brez Svetega Duha je vse, kar zadeva Kristusa, Boga Očeta, evangelij in Cerkev, nekaj zunaj nas.

Po zgledu antiohijskega patriarha Ignacija IV. lahko rečemo, da brez Svetega Duha Bog Oče ostaja zgolj neko absolutno bitje, glavno gonilo vesolja; Kristus izjemen zgled posnemanja; evangelij nauk o idealih, ki jih je treba doseči in zahtevajo napor; Cerkev institucija, ki se v svetu bori za moč in vpliv v družbi. In ta boj poteka v imenu vrednot in visokih idej človeštva ter določa, kdo naj bi bil človek in kaj naj bi bilo njegovo življenje.

Vendar je prav ta način bivanja in delovanja Kristus premagal. Še več, prav te vizije religije nas je osvobodil (prim. Gal 5,1).

Ko Peter v Apostolskih delih govori o daru Svetega Duha, govori o Kristusu, ki je bil »povišan na Božjo desnico in od Očeta prejel obljubo Svetega Duha« ter ga izlil na nas, »kakor vidite in slišite« (Apd 2,33).

Na binkošti je Cerkev podobna Kristusu na začetku njegovega poslanstva v shodnici v Kafarnaumu (prim. Lk 4,14-30), kjer se je zgodil prehod od zgolj slišati k videti.

Zdaj lahko apostoli izrečejo to tako močno besedo: »Kakor vidite in slišite« (Apd 2,33).

Janez namreč pove, da so videli, kako se je razodelo veličastvo Božjega Sina (prim. Jn 1,14). Kje so videli to veličastvo? V njegovi človeškosti in preko njegove človeškosti.

Poslanstvo Cerkve je to: »Boste moje priče« (Apd 1,8). Sicer tvegamo, da razodevamo sebe, svoj pohlep, svojo domnevno dobroto, svoje prepričanje, na koncu pa grenko razočaranje, ker nismo dobili ničesar za življenje.

Ko se posameznik sprašuje kje, kako in s čim lahko govori o Kristusu, ali kako naj mu bo podoben, je jasno znamenje, ki kaže na življenje brez Svetega Duha. S tem religioznim in pobožnim načinom razmišljanja razodeva, da ima svoj izvor v samem sebi. Tak posameznik si lahko celo prizadeva, da bi se približal Bogu.

Kdor pa živi iz Svetega Duha in v Svetem Duhu, je udeležen pri uresničenju sebe v Kristusu. To pomeni velikonočno pot izpolnjevanja lastnega življenja. Vendar gre za nekaj, česar nihče od tistih, ki pripadajo miselnosti religije, ne načrtuje.

Kot priča Štefanov govor (prim. Apd 7), je v zgodovini in v človeštvu prisotno močno upiranje Svetemu Duhu. To upiranje Svetemu Duhu ni samo v človeštvu, ampak tudi v ljudeh religije. Prav drugačno, novo življenje je namreč moteče za miselnost religije, tudi posvetne religije, ki želi poudariti dejanja. Toda ta dejanja upravljamo mi, medtem ko so sadovi Svetega Duha dar.

Štefan pravi, da je tisti, ki ga giblje Duh, tudi preganjan, saj je življenje, ki ga daje Sveti Duh, Kristusovo življenje, to je: dar sebe. Kdo se zares daruje brez preračunavanja, torej svobodno? Samo kdor se čuti ljubljen. Le tako se lahko izroči in se daruje.

Že zgodba egiptovskega Jožefa nas spominja, da je to lahko moteče, in tudi Kristusa so sovražili brez razloga (prim. Jn 15,25), ker je bil ljubljeni sin.

Gre za darovanje samega sebe, vendar ne po svojih izračunih: kako se darovati, kje se darovati, do katere mere se darovati … Gre za to, da živimo darovanje sebe po zgledu Njega, ki nas pošilja.

Kristus se je daroval po volji Očeta, ki ga je poslal.

Danes nam pravi: »Kakor je Oče mene poslal, tudi jaz vas pošiljam« (Jn 20,21).

Ne samo to, ampak se življenje Svetega Duha celo hrani z voljo Njega, ki nas pošilja: »Jezus jim je rekel: ›Moja hrana je, da uresničim voljo tistega, ki me je poslal, in dokončam njegovo delo‹« (Jn 4,34).

Toda za tiste, ki ne živijo življenja kot občestvo, je govorjenje o izpolnjevanju volje Njega, ki nas pošilja, zgolj moralistično, pravno vprašanje, ki ustvarja napetosti in probleme ter ga je treba počasi preseči z »napol demokratičnim« načinom upravljanja svojega življenja. Če ne živimo življenja kot svobodnega odnosa v ljubezni, ne dojamemo, da sta življenje in ljubezen neločljiva.

Način življenja je neločljiva vsebina resničnega življenja, saj gre za življenje po Jezusu Kristusu, in je »takšen blagohotni sklep njegove volje« (Ef 1,5).

Življenje živimo po Jezusu Kristusu. Kristus je uresničitev človeškosti po ljubečem načrtu Očetove volje. To pomeni, da dokler ne bomo ponovno odkrili odnosa v ljubezni kot resničnega temelja našega bivanja, bo imelo vse prednost pred konkretno osebo. Prav ta težnja pa kaže na konec določenega cerkvenega pristopa, zlasti do redovnega življenja, v našem času.

Resnično poslanstvo pa je v tem, da se v našem življenju razodeva življenje, ki ga je prehodil Kristus.

SLOVENŠČINA je rubrika centra Aletti, ki je na voljo vsako soboto (v italijanščini že v petek). Vsak teden bo na spletni strani LIPE poleg nedeljske homilije v zvočni obliki (v italijanščini) na voljo tudi poglobitev Božje besede nedeljske ali praznične svete maše.