IL RENDICONTO DAVANTI A DIO

[IL VANGELO DI TUTTO L'ANNO] III TEMPO QUARESIMA – Martedì 3

 

Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.
Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto.
Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».


Un re che volle fare i conti con i suoi servi

In oriente il potere del re aveva un’origine mitica, la funzione reale era considerata divina e i re esigevano onori divini. Per gli egiziani il dio Horus si incarnava nei faraoni. Per i babilonesi il dio Marduk era il creatore dell’universo, e perciò il re di Babilonia credeva di essere padrone di tutta la terra. Ai sudditi, la terra veniva data solo in affidamento e dovevano renderne conto al re.

La Bibbia non poteva accettare simili credenze. L’unico vero re d’Israele è Dio stesso (Gdc 8,23); Davide, Salomone e gli altri sono suoi luogotenenti. Perciò Davide chiama se stesso “servitore”, alla pari degli altri; come tutti, anche lui deve rendere conto a Dio del ruolo che gli è stato affidato.

La parabola esprime questo modo di pensare. C’è chi la considera superata, perché oggi non esiste più il concetto di potere assoluto, perché i re sono praticamente scomparsi e non riusciamo più ad immaginare una terra dove tutto è loro. Invece l’immagine del re e dei servi è sempre attuale e allude al risveglio del senso di responsabilità in ogni cosa che facciamo. Il fondatore dello scoutismo Baden Powell ha mostrato nella pratica l’importanza di questa presa di coscienza nell’educazione dei giovani.

 

Gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti

La parola “servitore” non va letta in senso negativo: anche i governatori delle città a quel tempo erano servitori davanti ai re. Questo “servitore” di cui si parla qui è uno che ha contratto un debito di diecimila talenti: cioè oggi avrebbe un deficit di molti miliardi. Fatti del genere capitano spesso nella vita politica di oggi. I giornali riportano in abbondanza notizie di tangenti e ruberie; ci indigniamo leggendole e ci mostriamo intolleranti verso la corruzione. La parabola, però, ha lo scopo di mettere in risalto un altro aspetto: davanti a Dio, re universale, siamo tutti impiegati corrotti. Chi di noi può garantire di avere usato a fin di bene i doni ricevuti da Dio? È quindi utile a tutti la preghiera: “Gesù, Re, non essere per me giudice ma salvatore!”

 

Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato. Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno?

Si dice che bisogna somigliarsi per diventare amici. Per diventare amici di Dio dobbiamo sforzarci di diventare simili a Lui.

Secondo Gregorio di Nissa il modo più efficace per crescere nella somiglianza con Dio è quello di essere misericordiosi. È misericordioso chi ha il cuore capace di compassione, chi sa condividere e rattristarsi della miseria del prossimo. Sento compassione di una persona che mi è vicina, che è come me. Ma come ci si può commuovere se il dolore colpisce un estraneo?

“Se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme” (1Cor 12,26). La misericordia è segno dell’appartenenza al corpo mistico di Cristo, che ci assicura la salvezza ed il perdono dei peccati.


 

IL VANGELO di tutto l’anno sono le riflessioni sul Vangelo festivo e feriale tratte dall’omonimo libro di padre Tomáš Špidlík.

[IL VANGELO DI TUTTO L'ANNO] III TEMPO QUARESIMA – Martedì 4 Il libro è disponibile presso EDIZIONI LIPA