[IL VANGELO DI TUTTO L'ANNO] XXVI TEMPO ORDINARIO – Sabato (II) 3

 

Anche i demoni si sottomettono a noi nel tuo nome

Il nome, per i bambini è una cosa seria. Se il loro nome viene pronunciato male o storpiato, si arrabbiano e piangono. Per gli antichi semiti e anche oggi per alcuni popoli orientali, il nome è tutt’uno con la persona. In Indonesia fino a qualche tempo fa c’era il costume di cambiare nome quando si cambiava professione, e in certe società tradizionali si cambiava nome quando si entrava nell’età adulta. Un tempo i religiosi cambiavano nome entrando in monastero, ma siccome questo costituiva un problema all’anagrafe, la consuetudine si è affievolita. Nella Bibbia il nome ha un grande peso: conoscere il nome vuol dire conoscere la persona. Dio non rivela a nessuno il suo nome, dice solo di essere JHWH, cioè Colui che è (Es 3,14). Invece la gente conosceva il nome del figlio di Maria, Gesù di Nazaret. A coloro che hanno creduto alla sua divinità, Egli ha rivelato il suo nome e ha manifestato il suo potere.

 

Nel tuo nome

Per la devozione al nome di Gesù furono composte anche delle litanie. Il simbolo IHS sulle porte delle chiese o su libri di preghiere indica tre lettere dell’alfabeto greco, erroneamente considerate latine, che altro non sono che l’abbreviazione del nome di Gesù. Il famoso predicatore francescano san Bernardino da Siena predicava la devozione al nome di Gesù. Nell’oriente cristiano troviamo molte meditazioni sulla forza del nome di Gesù, da cui nasce la cosiddetta preghiera di Gesù, la ripetizione continua dell’invocazione del cieco di Gerico: Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore! Il gesuita russo I. Kologrivov paragona la pronuncia del nome di Gesù alla pittura delle icone: il nome pronunciato è come un’icona-acustica della persona.

Pronunciare spesso il nome di Gesù è quindi avere davanti agli occhi lo Spirito, la sua immagine, pertanto anche la sua presenza e la sua potenza.

 

Rallegratevi piuttosto che i vostri nomi sono scritti nei cieli

Anche oggi i luoghi, le piazze, le strade sono intitolati a nomi di persone di cui si vuole ricordare la memoria. Senza nome non ci si può iscrivere all’anagrafe né a scuola. Gli antichi Ebrei tramandavano i nomi degli antenati e le genealogie, dimostrazione dell’appartenenza al popolo eletto. Al momento del battesimo i genitori e i padrini scrivono il nome del bambino sull’atto di battesimo, che è come l’iscrizione sulla terra alla cittadinanza della Gerusalemme celeste. Ma per far parte di un popolo basta un’iscrizione?

Certamente l’iscrizione è necessaria, ma il vincolo più importante è l’unione di sangue. Per questo san Paolo scrive ai pagani battezzati: “Ora, invece, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate i lontani siete diventati i vicini grazie al sangue di Cristo” (Ef 2,13).


IL VANGELO di tutto l’anno sono le riflessioni sul Vangelo festivo e feriale tratte dall’omonimo libro di padre Tomáš Špidlík.

[IL VANGELO DI TUTTO L'ANNO] XXVI TEMPO ORDINARIO – Sabato (II) 4 Il libro è disponibile presso EDIZIONI LIPA